L’avvento della prima rivoluzione industriale ha rappresentato in tutto il mondo uno spartiacque che distingue l’epoca moderna, in senso tecnologico, da quella precedente. Da quel momento in poi si richiese agli ingegneri e alle industrie un enorme sforzo tecnologico e imponenti capacità per adeguare i prodotti ad un mercato in continua evoluzione.
Il termine automazione industriale identifica l’insieme di tutte quelle tecnologie che, basate sull’utilizzo di sistemi di controllo, gestiscono macchine e processi e sono volte a ridurre l’intervento della manodopera umana nell’esecuzione di processi meccanici o complessi per ragioni di comodità e praticità, ma anche di sicurezza.
Automazione industriale in Italia
A partire dal boom economico degli anni ’60, l’Italia si è guadagnata a poco a poco il ruolo di paese leader nel settore manifatturiero in ottica export. Era chiaro fin da subito che mantenere questo ruolo nel settore equivalesse a saper stare al passo con i tempi dell’innovazione tecnologica. Infatti le aziende italiane di automazione industriale, come Elap, hanno saputo coniugare la tradizione della produzione manifatturiera alla ricerca di tecnologie all’avanguardia.
Il processo di automazione industriale non si ferma solo alla meccanizzazione della catena di montaggio, ma ad oggi, soprattutto dal nuovo millennio, comprende anche la pianificazione e la supervisione di interi processi produttivi, a partire dagli ordini e dalla gestione dei magazzini, fino ad arrivare alla diagnostica dei guasti e alla riconfigurazione dei segmenti di produzione. Infatti esistono molte aziende che si sono specializzate nello sviluppo, nella produzione e nella commercializzazione di apparecchiature di conteggio e controllo per l’automazione dei processi industriali.
L’introduzione dell’automazione nell’industria ha permesso un abbattimento dei costi a fronte di una produzione di beni in grandi quantità, nonché un’omogeneità generale della qualità del prodotto, la flessibilità del sistema produttivo, la sicurezza sia del prodotto ma soprattutto del lavoro e la riduzione dell’impatto ambientale delle attività industriali, divenuto un aspetto imprescindibile nella società attuale.
Le nuove tecnologie
Negli ultimi anni le novità riguardano soprattutto le innovazioni in campo tecnologico sia in campo delle comunicazioni. Per quanto riguarda le prime basti pensare al settore militare e aerospaziale, dove vengono applicate e realizzate soluzioni fino a qualche decennio fa impensabili.
Invece grazie a importanti innovazioni nel settore delle comunicazioni, si riescono oggi a raggruppare sotto un unico sistema informativo più settori di una stessa fabbrica oppure appartenenti a stabilimenti diversi, includendo nelle funzioni aziendali anche attività commerciali e gestionali. Ne sono un esempio i sistemi come i MES – Manufacturing Exsecution Systems- che provvedono alla gestione in maniera unificata dei dati elaborati a partire dagli ordini già ricevuti; questo facilita la supervisione di ogni stadio della filiera produttiva.
Sostenibilità ed evoluzione del mercato
Nel corso della storia dell’evoluzione tecnologica sono sorte teorie contrastanti sull’impatto positivo o negativo dell’automazione industriale, l’ultima tra le quali riguarda l’aspetto della sostenibilità, di importanza cruciale nella nostra società orientata sempre più verso il green. Il sociologo Federico Butera si interrogò nel corso degli anni ’60 e ’70, nel cuore del boom industriale e tecnologico, sugli effetti che l’automazione avrebbe avuto sull’occupazione e sulla società in generale. Elaborò quattro tesi, ovvero la tesi pessimistica, quella ottimistica, evoluzionistica e progettuale.
Nella prima tesi l’automazione e l’avvento delle nuove tecnologie provocherebbero nel tempo un elevato tasso di disoccupazione e alienazione soprattutto nei lavori più dequalificati, aumentando il divario tra quelli specializzati e quindi più qualificati. Secondo la visione ottimistica invece l’automazione sarebbe una grande risorsa per risparmiare all’uomo lavori pesanti, automatici, estranianti e soprattutto meno sicuri; inoltre non indurrebbe alla disoccupazione bensì all’occupazione sostitutiva, grazie allo sviluppo di nuovi mercati.
La tesi evoluzionistica invece vedrebbe un cambiamento più qualitativo che quantitativo; infine quella progettuale prevede diverse automazioni e non una universale per tutti i settori industriali, dando spazio così alla scelta applicabile in ogni contesto aziendale.